Da ottobre 2022 in Francia non sarà più possibile utilizzare la terminologia dei settori legati alla carne e al pesce per prodotti a base vegetale. L’unico termine ammesso è “buger”.
Il decreto è stato emesso a fine giugno e dopo un lungo dibattito avvenuto con la Commissione Europea la Francia ha dato vita allo stop Meat Sounding con la pubblicazione del decreto.
Il regolamento è stato accolto dall’FNSEA, ovvero l’Associazione degli agricoltori francesi.
Dunque, con una legge approvata dal parlamento francese è vietato utilizzare terminologie che riguardano prodotti a base di carne quando sono in realtà di tipo vegetale.
I prodotti vegetali provenienti dalla Francia dovranno quindi trovare altri nomi.
La difficoltà sarà proprio questa perché non è più possibile unire i due termini, come: “veggie hamburger” o “salsiccia veggie”o analoghi surrogati legati al pesce.
Il dibattito sul tema della denominazione dei prodotti alimentari in realtà è nato già da tempo, con il settore lattiero-caseario, per cui le bevande vegetali non potessero essere chiamate “latte”, dunque vietate anche tutte le imitazioni e le evocazioni.
Ma vediamo insieme nei prossimi paragrafi il motivo di questa decisione, se davvero i prodotti a base di proteine vegetali sono realmente dei sostituitivi della carne, come spesso è stato indottrinato tramite campagne di marketing e, cosa ne pensa la Commissione europea riguardo questa decisione.
Qual è l’obiettivo dello stop al Meat Sounding?
Lo scopo principale è quello di evitare confusione ai consumatori e soprattutto garantire loro informazioni chiare e trasparenti.
La decisione dinfatti, è stata presa proprio per far chiarezza nei riguardi dei consumatori in modo da far comprendere la composizione reale e la natura dei prodotti che acquistano.
Negli ultimi tempi infatti, è aumentata la produzione e la commercializzazione di prodotti vegetali o coltivati in laboratori che imitano la carne e che vengono proposti come sostitutivi alimentari.
La commercializzazione dei prodotti a base vegetale è in aumento perché viene spinta dalle aggressive campagne di marketing che fanno credere che questi prodotti possono essere una perfetta alternativa al consumo di carne e pesce.
Quanto appena detto ha causato di conseguenza tanta confusione ai consumatori.
Le proteine vegetali, come affermano studi in campo scientifico e accademico non sono dei sostitutivi dal punto di vista nutrizionale nonostante occupano un importante posto nella dieta.
L’EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentazione) ha infatti affermato che le proteine vegetali non possono essere considerate dei sostitutivi ma, che possono solo contribuire a una dieta diversa ed equilibrata.
Anzi, è importante sapere che alcuni prodotti realizzati nei laboratori, richiedono un’importante lavorazione e, che per assomigliare alla carne, subiscono tanti processi di lavorazione industriale.
Questo fa sorgere un’evitabile domanda: fanno bene alla salute? Il loro consumo infatti è alquanto discutibile in quanto sono stati evidenziati degli effetti negativi sulla salute.
Devi sapere però che, entrando nel particolare del decreto, questo sancisce delle regole precise sulla quantità delle proteine vegetali all’interno degli alimenti a base di carne. Infatti, per essere denominati e riconosciuti come “carne”, devono contenere al massimo il 7% di proteine vegetali, altrimenti non possono essere denominati tali.
Cosa ne pensa la Commissione Europea?
La Commissione Europea a fronte della decisione francese, non ha cercato di far accordare i Paesi membri rispetto alla regolamentazione, anzi, l’ha criticata.
Il decreto francese infatti ha un limite: è vietato denominare i prodotti a base vegetale con la terminologia legata alla carne esclusivamente per i prodotti made in Francia e venduti nel territorio.
Questo significa che i prodotti che arrivano dall’estero non ci sono alcun tipo di restrizioni e divieti.
Questa decisione consegue una continua ambiguità e non chiarezza nei confronti dei consumatori, per tale motivo la Francia ha sottolineato l’importanza di portare la discussione a Bruxelles per un’approvazione univoca ed estendere il divieto senza guardare il luogo di fabbricazione di un prodotto surrogato.