A chi sarebbe mai venuto in mente di mettere a confronto le conseguenze sulla salute ambientale causate dallo smog da una parte e dalla diffusione del Coronavirus dall’altra?
Probabilmente a nessuno, eppure a tal proposito sono state evidenziate alcune situazioni e fatte alcune considerazioni che lasciano davvero senza parole.
Ma non temete, nonostante i presupposti a dir poco complicati, si tratta di uno stupore positivo. Ecco a cosa ci stiamo riferendo: grazie ai dati provenienti direttamente dal satellite Copernicus Sentinel-5P, l’ESA – Agenzia Spaziale Europea – ha registrato una riduzione delle concentrazioni di diossido di azoto in tutta Europa.
È come se il rallentamento economico causato dall’emergenza Coronavirus avesse avuto un impatto indiretto (e più che positivo) sulla riduzione dell’inquinamento in Cina e in Europa.
Avete capito bene: il lockdown ha migliorato la salute del nostro pianeta.
Sommario:
Il lockdown da Coronavirus giova alla salute del pianeta: ecco perché
Il lockdown riduce l’inquinamento ambientale in tutte le città, europee e non
Il WHO attiva un campanello d’allarme sull’inquinamento atmosferico
Le buone notizie, almeno sul fronte della salute ambientale
Il lockdown riduce l’inquinamento ambientale in tutte le città, europee e non
Durante la quarantena che tutti noi, indistintamente, abbiamo vissuto, è accaduto qualcosa che – forse – non ci saremmo mai aspettati.
La testimonianza arriva direttamente dalle tante foto, ritraenti splendidi cieli azzurri e animali selvatici come cerbiatti e daini o ancora papere con anche anatroccoli al seguito, a spopolare su tutto il web, mostrando un lato della pandemia totalmente inaspettato: una natura più libera e pulita che, in assenza dell’uomo, si è riappropriata dei suoi spazi.
Questo fenomeno si è verificato un po’ dappertutto, già a partire da Wuhan, metropoli cinese fulcro della pandemia, fino ai canali della tanto amata Venezia, improvvisamente limpidi come non mai. Possiamo dire che il fenomeno ha coinvolto, in linea generale, tutte le città europee che hanno imitato il modello cinese, adottando misure restrittive per contenere la diffusione del virus e volte a garantire solamente beni e servizi essenziali.
E mentre prima, o per lo meno fino alla pandemia da Coronavirus, l’inquinamento causava il 16% di tutte le morti del pianeta (numero stimato quindici volte superiore alla somma dei decessi per guerre, disastri e violenze), con il lockdown sono state evitate ben 12 mila morti da smog solo in Cina.
Numeri che non lasciano per nulla indifferenti, lo sappiamo.
E il motivo è solo uno: lo stop forzato dell’economia ha portato a una significativa diminuzione delle concentrazioni di diossido di azoto, uno dei principali inquinanti dell’atmosfera, in tutte le città europee ma soprattutto in grandi capitali come Milano, Parigi, Madrid.
Il WHO attiva un campanello d’allarme sull’inquinamento atmosferico
Nel 2018, la Commission on Pollution and Health, sotto l’egida Oms, pubblicava uno studio sulle patologie responsabili di decessi nell’anno 2015. Il grigio bollettino dell’inquinamento pubblicato dalla rivista The Lancet parlava di 9 milioni di morti l’anno, di cui:
- 6,5 milioni per inquinamento atmosferico (esterno da smog a causa di particolato presente nell’aria e interno da uso domestico di combustibili fossili, come causa di malattie cardiovascolari e respiratorie)
- 1,8 milioni per inquinamento idrico (per infezioni gastrointestinali, parassiti, diarrea)
- 0,8 milioni per inquinamento legato all’ambiente di lavoro (da tossine e sostanze chimiche cancerogene)
In altre parole, ogni 4 morti, una è imputabile all’inquinamento, specie in paesi come l’India o la Cina, travolti da una rapidissima industrializzazione. Sembra impossibile da credere, eppure è così.
A questa situazione, già drastica di suo, si aggiungono i cambiamenti climatici che comportano rilevanti effetti sulla salute umana e degli ecosistemi, impattando fattori sociali e ambientali (come aria pulita, acqua potabile, produzione di cibo sufficiente e disponibilità di abitazioni sicure) che aggravano gli effetti di alcuni fenomeni.
I pronostici non sono certamente dei migliori: secondo la WHO, i cambiamenti climatici causeranno circa 250.000 morti in più all’anno tra il 2030 e il 2050 per malnutrizione, malaria, diarrea e stress da calore.
Una delle dirette conseguenze sarà l’aumento della spesa sanitaria: i costi diretti per la salute sono infatti stimati tra i 2 e i 4 miliardi di dollari all’anno al 2030. In sostanza: inquinare fa male alla salute, e anche al portafoglio.
Le buone notizie, almeno sul fronte della salute ambientale
Il Coronavirus è una delle sfide più grandi che questo 2020 ci ha riservato: oltre 45mila decessi e una crisi economica globale che si ripercuoterà inevitabilmente negli anni a venire.
Tuttavia, l’altro lato della medaglia, ovvero quello che riguarda la salvaguardia del pianeta, è più che positivo: le drastiche misure messe in atto per contrastare la diffusione del virus hanno ridotto le concentrazioni di inquinanti che, secondo l’ESA, causano ogni anno in Europa 400mila morti premature per patologie legate all’inquinamento dell’aria.
Il rallentamento economico causato dall’emergenza Coronavirus ha avuto così un impatto indiretto sulla riduzione dell’inquinamento in Cina e in Europa.
Un messaggio significativo dell’era Covid-19 che ci invita a sperare nella fine di un incubo mondiale e nell’inizio di nuove misure atte a proteggere il delicato equilibrio del nostro pianeta.