In riferimento al grave incidente del 22 settembre di Adria riprendiamo, come pubblicati da Anmil, alcuni commenti sugli infortuni negli ambienti confinati. È necessario potenziare le procedure di ispezione e verifica sui luoghi di lavoro.
La tragica morte di quattro operai nell’incidente sul lavoro in una azienda che si occupa del trattamento dei rifiuti in provincia di Rovigo, riporta in primo piano il problema della tutela dei lavoratori che operano nei cosiddetti “ambienti confinati”, che con drammatica periodicità mietono vittime innocenti in varie parti del Paese.
Con il termine “ambiente confinato” s’intende un luogo circoscritto, totalmente o parzialmente chiuso, che non è stato progettato e costruito per essere occupato da persone, ma che – all’occasione – può essere impegnato per l’esecuzione d’interventi lavorativi (quali l’ispezione, la manutenzione o la riparazione, la pulizia) in cui il pericolo di morte o di infortunio grave è molto elevato, a causa della presenza di sostanze e/o condizioni di pericolo.
Gli spazi confinati (serbatoi, cisterne, vasche di raccolta acque piovane o liquami, silos, stive di imbarcazioni, recipienti, reti fognarie, server farmi, ecc.) sono spesso teatro di incidenti mortali e infortuni gravi, a volte ulteriormente aggravati da un soccorso inadeguato e improvvisato. È normale infatti immaginare che ci sia uno spontaneo moto d’intervento quando si vede un collega in difficoltà, ma la catena di solidarietà umana porta spesso a compiere gesti estremi che, di fatto, non fanno altro che incrementare il numero delle vittime.
Nelle statistiche internazionali, oltre il 50% delle vittime è rappresentato, infatti, dai soccorritori. E questa percentuale è sostanzialmente confermata anche dalla dinamica degli incidenti che si verifica periodicamente nel nostro Paese, compreso quello di Adria.ᵃ
In merito agli aspetti quantitativi del fenomeno, va detto, che non esistono statistiche ufficiali di dati aggregati su “infortuni in ambienti confinati”, in quanto, secondo la classificazione adottata dall’INAIL, tali infortuni vanno riferiti ai singoli settori di appartenenza, che posso essere tra i più svariati in relazione all’ambiente confinato interessato (agricoltura, cave e miniere, costruzioni, impianti chimici, industriali ecc.).
Esistono tuttavia studi specifici effettuati “ad hoc” sulle varie tragiche vicende che si sono susseguite in questi ultimi anni nel nostro Paese. Tra le più interessanti, una indagine effettuata da alcuni esperti INAIL relativamente agli anni 2005-2010 che, anche se non recentissima, fornisce comunque informazioni utili sulle dimensioni e sulle circostanze determinanti del fenomeno.
Complessivamente, nel periodo 2005-2010 si sono verificati 29 incidenti mortali in ambienti confinati, che hanno causato la morte di 43 lavoratori: ogni episodio ha portato in media alla morte di 1,5 persone.
Si tratta per lo più di incidenti che avvengono all’interno di cisterne, serbatoi o vasche di deposito, dove si sprigionano a volte gas venefici.
La causa del decesso, infatti, è dovuta in prevalenza alla presenza di gas asfissianti nell’ambiente confinato teatro dell’evento: il 53,5% delle morti avviene per questo motivo; mentre 1/4 dei decessi avviene per caduta traumatica della vittima.
Basandoci su queste statistiche ed anche sui più recenti eventi avvenuti nel Paese, si può affermare che mediamente ogni anno si verificano 5 eventi che causano la morte di oltre 7 lavoratori.
INFORTUNI MORTALI IN AMBIENTI CONFINATI. Anni 2005-2010 |
|||
Tipo di ambiente confinato |
N. eventi |
N. decessi |
n. decessi/n. eventi |
CISTERNE/SERBATOI |
10 |
16 |
1,6 |
VASCHE |
7 |
14 |
2,0 |
SILOS |
6 |
6 |
1,0 |
CAMERE DI LAVORO |
3 |
3 |
1,0 |
Altro (stive, condotte, canalizzazioni,..) |
3 |
4 |
1,3 |
TOTALE | 29 | 43 | 1,5 |
Tipo di incidente |
valori % |
Contatto con gas asfissianti |
53,5 |
Caduta dall’alto o in profondità |
25,6 |
Fuoriuscita di gas, vapori.. |
11,6 |
Caduta dall’alto di materiali (terra,…) |
4,7 |
Contatto con liquidi meteorici |
2,3 |
Sviluppo di fiamme |
2,3 |
TOTALE |
100,0
|
Fonte: ANMIL