Avevamo già parlato in passato della radiazione ultravioletta, soprattutto di quella UV-C, e della sua efficace e ampiamente riconosciuta azione germicida contro batteri, spore e funghi. A tal punto che lo sviluppo della tecnologia LED con luce ultravioletta ha preso sempre più piede negli ultimi anni favorendo la realizzazione di sistemi portatili, adatti per un’ampia gamma di applicazioni, dal domestico all’industriale.

Oggi, a distanza di quasi un anno dallo scoppio della pandemia nel nostro Paese, sul fronte delle lampade UV a led si prospetta un’interessante novità: si tratta dei led che emettono luce UV a 285 nanometri e capaci di eliminare il 99% delle particelle virali in meno di un minuto.

Vediamo insieme qual è lo studio che ha condotto allo sviluppo di questa novità tecnologica e quali sono le sue caratteristiche più importanti.

 

SOMMARIO:

LED a luce UV da 285 nm nella lotta contro il Covid-19

L’innovativa scoperta e il team di ricercatori che l’ha studiata

Il successo dei led a luce UV in termini di sicurezza e risorse economiche

Sì all’innovazione tecnologica ma senza trascurare l’attenzione alla salute

 

L’innovativa scoperta e il team di ricercatori che l’ha studiata

Il merito dell’innovazione tecnologica a led pocanzi introdotta va tutto a un gruppo di ricercatori dell’Università di Tel Aviv coordinati dalla professoressa Hadas Mamane. Avete letto bene, Hadas Mamane è una professoressa (e non un professore!) e ha guidato un team di studiosi per testare l’efficacia dei led UV a 285 nm.

I risultati raggiunti hanno confermato l’efficacia dei suddetti led a luce UV quasi quanto i led a frequenza più elevata, ma con due grandissimi vantaggi a differenza dei primi: maggiore economicità e sostenibilità.

Il team di Mamane è stato il primo a condurre uno studio di questo genere che paragona l’efficienza di disinfezione tramite raggi ultravioletti UV a diverse lunghezze d’onda. I ricercatori israeliani hanno anche confermato che:

  • in linea generale, le lunghezze d’onda intorno ai 265 nm sono le più efficaci per eliminare particelle virali come quelle di Sars-Cov-2
  • usare led con luce ultravioletta a lunghezza d’onda intorno a 285 nm garantisce l’eliminazione in meno di un minuto di oltre il 99% dei germi

 

Il successo dei led a luce UV in termini di sicurezza e risorse economiche

A dispetto degli altri dispositivi a luce ultravioletta disponibili sul mercato, i led sviluppati dal team di studiosi israeliani sono:

  • economici e più prontamente disponibili
  • a ridotto consumo energetico
  • privi di mercurio a differenza delle normali lampadine

Va da sé che la disponibilità di risultato di questa portata determina un impatto per nulla trascurabile tanto dal punto di vista commerciale quanto da quello sociale. Pensiamo, per esempio, alla necessità di dover disinfettare un autobus o un treno mediante irrorazione chimica.

Operazione, questa, che necessariamente richiede la manodopera fisica con tutti i rischi che ne derivano, oltre all’attesa del tempo necessario affinché la sostanza chimica distribuita sulla superficie entri in azione. Con i led a luce UV, invece, si potrebbe ridurre la presenza di manodopera umana e quindi i rischi a essa collegati.

Si pensi, per esempio, alla possibilità di installare i led nei sistemi di ventilazione e condizionamento o in quelli di aspirazione di aria e acqua per disinfettare superfici e ambienti anche grandi. I vantaggi introdotti sarebbero enormi, sia in termini di sicurezza, sia in termini di ottimizzazione dei tempi e delle risorse economiche e materiali utilizzate.

 

Sì all’innovazione tecnologica ma senza trascurare l’attenzione alla salute

Nel nostro precedente approfondimento avevamo detto che la diffusione delle lampade a luce ultravioletta è favorita da un mix di vantaggi:

  • l’efficace effetto germicida, comparabile con quello delle lampade tradizionali ad alta potenza
  • la bassa potenza della lampada, a differenza delle tradizionali lampade fluorescenti UV-C a mercurio e alta potenza

Tuttavia, anche in quell’occasione, avevamo introdotto il monito di prestare moltissima attenzione all’uso della radiazione ultravioletta. Questa, infatti, se da una parte è un potente sterilizzante, dall’altra può risultare pericolosa per la salute dell’uomo in seguito a un uso improprio che può causare scottature e infiammazioni dell’occhio.

È proprio il Ministero della Salute a richiamare l’attenzione sul corretto utilizzo delle lampade UV. E anche il team di studiosi capitanati da Hadas Mamane ne sottolinea ancora la pericolosità. I sistemi UV, infatti, non dovrebbero mai essere in funzione in presenza di esseri umani.

Il motivo è semplice: questi raggi uccidono microbi come batteri e virus danneggiandone il materiale genetico. Non a caso, sistemi simili sono già adottati in quei contesti, soprattutto sanitari, dove la sterilità è una condizione necessaria e indispensabile. Ma se tali sistemi riescono ad agire sul corredo genetico dei virus e dei batteri, non è da escludere che possano farlo anche su quello umano.

È sempre il Ministero della Salute a ribadire che la radiazione UV-C ha la capacità di modificare il DNA e l’RNA dei microorganismi e un’esposizione prolungata aumenta il rischio di gravi lesioni o addirittura di cancro.

Infatti l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) classifica la radiazione ultravioletta, e le sue componenti UV-A, UV-B e UV-C, nel Gruppo 1 degli agenti certamente cancerogeni per l’uomo.

La morale di tutto ciò è sì alla diffusione e all’utilizzo dell’innovazione tecnologia e delle lampade a led che usano la luce ultravioletta contro i virus (compreso il coronavirus), ma con rigore e parsimonia.