Non c’è ancora la certezza, ma sembra esserci un errore umano dietro l’incidente che ha provocato la morte di quattro persone questa mattina a Ca’ Emo di Adria, nel Polesine, nello stabilimento della ditta Co.Im.Po, specializzata nello smaltimento di rifiuti speciali. La nube tossica di anidride solforosa che ha avvelenato quattro lavoratori (privi di maschere di protezione) è stata causata, secondo i Vigili del fuoco di Rovigo, da una errata manovra nel processo che la società faceva per trattare i reflui. Secondo il comandante Girolamo Bentivoglio, la nube si è formata da un mix di acidi – acido solforico ed ammoniaca – che vengono impiegati nel trattamento dei reflui industriali per renderli inerti. L’incidente sarebbe avvenuto durante una fase di travaso degli acidi mentre gli operai e l’autista del camion si trovavano davanti alla vasca dei reflui, un impianto a cielo aperto di circa quaranta metri per trenta.

Non solo: per il Pm di Rovigo che sta seguendo le indagini, Sabrina Duò, sono “evidenti”, ad una prima analisi, i “problemi di sicurezza all’interno della Co.Im.Po”. “Dai primi elementi – ha detto – sembrerebbe che qualcosa non è stato rispettato sotto il profilo del ciclo di produzione”. Una delle vittime è stata trovata a circa 100 metri di distanza dalla vasca, sopraffatta mentre tentava di fuggire.

Il comandante dei Vigili ha rassicurato sul fatto che “Non c’è alcun rischio di inquinamento nè di nube tossica all’esterno dell’azienda in cui è avvenuto l’incidente”. “L’area colpita dalla nube di anidride solforosa – ha aggiunto Bentivoglio – è solo quella interna alla ditta”.
Sulla vicenda, che nel corso della giornata ha suscitato anche la profonda commozione e vicinanza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, sono intervenuti anche i sindacati, Cgil, Cisl e Uil, che attraverso un comunicato congiunto hanno espresso la loro vicinanza alle famiglie dei quattro lavoratori deceduti, aggiungendo che “ciò che è successo ancora una volta lega il lavoro ad eventi di tragica attualità che ci devono far riflettere ancor più in un contesto di grave difficoltà economico/sociale e, su quanto sia indispensabile mantenere viva l’attenzione sulla formazione e sulle norme di tutela che regolano il lavoro delle persone e della garanzia di sicurezza e prevenzione, che devono sempre essere applicate a prescindere dalla criticità dei contesti che viviamo”.
Intanto, si spera per un quinto operaio, ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Rovigo.

Le vittime sono tre rodigini e un veneziano. Si tratta di Nicolò Bellato, 28 anni, e Paolo Valesella, 53, entrambi di Adria, Marco Berti, 47, e Giuseppe Valdan, 47, di Campolongo Maggiore (Venezia). I primi tre erano operai della ditta, mentre il quarto. l’autista, pare sia un esterno. Il ferito grave ha 41 anni, anch’egli di Adria. Le prime ricostruzioni confermano comunque che non c’è stata alcuna esplosione: gli operai, avrebbero gettato dell’acido solforico in una vasca che molto probabilmente conteneva già ammoniaca. Il mix delle due sostanze, non controllato, avrebbe provocato le esalazioni che hanno investito i cinque operai, quattro dei quali sono morti sul colpo.

Fonte: Il Sole 24 Ore