Un intervento affronta il tema del rischio incendio nelle aziende cerealicole italiane con particolare riferimento ai rischi di autocombustione e esplosione. I risultati di alcune ricerche, i pericoli dello stoccaggio e la prevenzione delle esplosioni.
In ogni azienda il rischio incendio costituisce uno dei rischi più gravi per le possibili conseguenze sui lavoratori e sull’attività produttiva. Ed effettuare una idonea analisi del rischio incendio permette di individuare le condizioni relative a diverse tipologie di incidente: incendio, autocombustione, esplosione, scoppio, implosione e rilascio di sostanze pericolose.Per approfondire questo tema, il seminario “Lo studio e la ricerca per la sicurezza antincendio”, che si è tenuto il 15 e 16 Ottobre 2013 a Roma, si è soffermato sulle novità in materia di sicurezza antincendio con riferimento alle applicazioni della Fire Safety Engineering e alle conoscenze in merito ai rischi incendio di specifiche tipologie di aziende e attività.
Un intervento – “I rischi di incendio e di esplosione negli stoccaggi di cereali”, a cura dell’Ing. Luciano Cadoni (Dirigente Area Nucleare – Direzione Centrale Difesa Civile e Politiche di Protezione Civile) – ha permesso ad esempio di approfondire i rischi nelle aziende cerealicole italiane, anche con riferimento ai risultati di due ricerche svolte negli anni 2008 e 2009 in Italia e ad altri dati che arrivano dagli Stati Uniti d’America.
Il relatore affronta innanzitutto il tema dell’autocombustione.
Si parla infatti di autocombustione “quando senza alcun apporto di energia dall’esterno, quali scintille, fiamma o contatto con corpo incandescente, una sostanza combustibile si accende a seguito di una reazione di ossidazione inizialmente lenta con successivo graduale e sensibile accumulo di calore. L’autocombustione è un processo che può durare in alcuni casi anche settimane, durante il quale la temperatura può crescere fino a raggiungere valori tali da originare un vero e proprio incendio. In molti casi, invece, il processo non produce conseguenze a causa di una sufficiente ventilazione che consente la dissipazione del calore prodotto e limita la temperatura della massa”.
Ed è noto – continua il relatore – che negli stoccaggi di cereali “possono verificarsi, a causa dell’attività biologica, innalzamenti localizzati della temperatura”.
In particolare secondo alcuni esperimenti si è riscontrato che negli stoccaggi si possono generare dei punti caldi, detti hot spot e secondo una classificazione elaborata negli anni ‘60 questi punti caldi sono generati:
- “da insetti (Insect induced Hot spot;
- da funghi (Fungi induced Hot Spot)”.
In un esperimento del 1964 “furono impiegati 13.5 t di “red hard spring” , uno dei frumenti tipici Nord americani, al 14% di umidità. Il frumento fu immesso, per un altezza di 1.8 m, in due contenitori identici. In uno solo dei due contenitori fu immessa una palla di 25 kg di frumento al 22% di umidità, 60 cm sotto la superficie superiore. I due contenitori furono dotati di strumentazione di misura e furono messi sotto monitoraggio: temperatura, umidità, batteri, funghi, capacità di germinazione”.
L’esperimento permise di capire che negli stoccaggi di cereali “l’aumento di temperatura si interrompe, a causa dell’estinzione degli organismi che la originano (funghi e batteri). Le temperature massime raggiunte, circa 80°C, sono molto minori di quelle necessarie per accendere i cereali (circa 300°C), quindi l’autocombustione è un rischio non presente negli stoccaggi di cereali”.
Veniamo invece al rischio esplosione.
I rischi maggiori nei cereali derivano dalle polveri che, in determinate condizioni, possono esplodere. Le polveri di cereali “infatti contengono: 60-75% materia organica; 25-40% materia inorganica e una tonnellata di cereali contiene da 1 a 5 kg di polvere.
Se i pericoli di esplosioni delle polveri di cereali “vengono spesso sottovalutati”, conviene in realtà “conoscere a fondo il fenomeno esplosivo, con le relative dinamiche, anche al fine di elaborare un criterio per la valutazione quantitativa del rischio”. E se in Europa non risultano ad oggi disponibili “dati sistematici per quantificare tale rischio”, negli USA tali fenomeni “sono sotto osservazione statistica da alcuni decenni ed i dati raccolti risultano particolarmente significativi”.
Dopo aver ricordato che l’esplosione è “parente della combustione” e presentato il “pentagono delle esplosioni da polvere” (una versione modificata del “triangolo del fuoco”) e la dinamica delle esplosioni delle polveri di cereali, l’autore ricorda che la prevenzione delle esplosioni viene attuata essenzialmente in due modi:
- controllo delle polveri mediante sistemi di aspirazione e mediante pulizia dei locali;
- controllo delle fonti di innesco, ad esempio attraverso: “impianti elettrici a regola d’arte ( direttiva Atex); manutenzione programmata e controllo delle parti meccaniche; eliminazione delle cause di scintillio meccanico; lavori a caldo e procedure interne”.
Riguardo poi allo studio delle esplosioni negli USA, con riferimento all’emergenza seguita al picco delle esplosioni dei cereali negli anni ’70, l’intervento presenta varie tabelle e riporta alcuni dati:
- riguardo alle esplosioni 1989-2005 negli USA “il mais col 73% detiene il record delle esplosioni, il frumento è secondo con il 13%”;
- con riferimento all’incidenza di esplosione per cereale e per milione di tonnellate “il frumento risulta il cereale meno soggetto ad esplosioni ed il mais occupa il centro classifica”;
- “le lavorazioni non sono tutte uguali. Negli stoccaggi si verifica oltre il 50% delle esplosioni”.
Riportiamo infine le conclusioni del relatore:
- “i cereali non sono equivalenti fra loro dal punto di vista delle esplosioni: l’avena ed il riso sono maggiormente soggetti ad esplosioni rispetto a sorgo e frumento;
- le lavorazioni dei cereali non sono equivalenti fra loro dal punto di vista delle esplosioni: gli stoccaggi, hanno incidenze di esplosione molto maggiori rispetto ad altre attività, quali ad esempio la macinazione;
- tramite l’utilizzo combinato dei valori della frequenza attesa (probabilità) di accadimento di esplosione per tipo di cereale, delle incidenze di esplosione per tipo di attività, dell’incidenza di morti e feriti per esplosione, è stato possibile stimare la probabilità di avere un infortunio in un impianto specifico;
- utilizzando i risultati delle elaborazioni, la probabilità di avere in Italia una vittima a seguito di esplosione negli stoccaggi di cereali è risultata dell’ordine di una su un milione (10-6 improbabile);
- si fa riferimento ai valori trovati per gli USA anche per l’Europa, in attesa di poter realizzare un’analoga statistica basata su dati esclusivamente europei”.
“I rischi di incendio e di esplosione negli stoccaggi di cereali”, a cura dell’Ing. Luciano Cadoni (Dirigente Area Nucleare – Direzione Centrale Difesa Civile e Politiche di Protezione Civile), intervento al seminario “Lo studio e la ricerca per la sicurezza antincendio” (formato PDF, 2.36 MB).
Fonte: Punto Sicuro