I temi legati alla pandemia Covid-19 oramai sono all’ordine del giorno, i media come ad esempio tg, radio e articoli vari approfondiscono la questione da quasi due anni oramai. Tra i vari approfondimenti a riguardo si parla anche di dispositivi di protezione e misure di prevenzione per limitare la diffusione del virus come igienizzanti per le mani, aerazione dei locali, distanziamento sociale e le “misteriose” mascherine che oramai fanno parte del nostro outfit giornaliero.

L’articolo di oggi si focalizza su una ricerca portata avanti dall’ANSES (Agenzia francese per la sicurezza alimentare, ambientale e del lavoro) per approfondire e chiarire i dubbi che ruotano intono alle mascherine chirurgiche e alle Ffp2.

Sommario:

Contaminazione chimica causata dalle mascherine chirurgiche o ffp2: l’ANSES espone i rischi

Uso delle mascherine: le opinioni dell’ANSES

Mascherine chirurgiche: gli studi

Quando le mascherine chirurgiche vengono contaminate da sostanze chimiche?

Mascherine Ffp2: le valutazioni

I consigli dell’ANSES

 

 

Uso delle mascherine: le opinioni dell’ANSES

 

Nello stesso giorno L’ANSES ha pubblicato due comunicati, uno inerente all’uso della mascherina chirurgica e l’altro riguardo l’utilizzo della mascherina Ffp2.

Le considerazioni emerse dai comunicati sono che le mascherine chirurgiche e le mascherine Ffp2, considerati dispositivi di protezione, non rilevano sostanze nocive tali da essere considerate tossiche per la salute. Secondo le ricerche l’uso corretto seguendo le istruzioni non comporta alcun rischio per la salute anche se indossate per diverse ore.

Detto ciò, è vero che restano molti aspetti e dubbi da chiarire ancora a riguardo, quindi essere prudenti e approfondire gli studi di questi dispositivi di protezione è più che opportuno.

Mascherine chirurgiche: gli studi

 

Le mascherine chirurgiche intese come mascherine mediche, igieniche o per uso medico, sono composte da tre strati di tessuto non tessuto certificato, con apposito elastico per le orecchie in propilene e spandex.

Questi dispositivi di protezione nel 2020/2021 sono stati prelevati a campione per effettuare ricerche con lo scopo ben preciso di verificare la presenza di sostanze tossiche dannose per la nostra salute se inalate o se a contatto diretto con la pelle.

La ricerca ha individuato la presenza di furani, diossine, composti organici volatili e PCB-DL, ovvero policlorobifenili simili alle diossine.

La presenza di tali sostanze è alquanto irrilevante per scatenare preoccupazione, anche se prove di rilascio non sono state eseguite.

In sintesi l’ANSES conferma la presenza di sostanze chimiche nelle mascherine chirurgiche, aggiungendo che il rischio per la salute è lieve.

Quando le mascherine chirurgiche vengono contaminate da sostanze chimiche?

 

 

Siccome le sostanze chimiche rinvenute nelle mascherine chirurgiche non sono presenti nelle fasi di lavorazione, si presume che la contaminazione avvenga durante il processo o addirittura dalle materie prime stesse.

La risposta esatta è incerta, pertanto l’ANSES, che ci vuole vedere chiaro a riguardo, ha invitato fabbricanti e rivenditori a prestare attenzione all’origine dei materiali, soprattutto al componente principale: il polipropilene riciclato e ad effettuare esami per tenere sotto controllo la concentrazione delle sostanze rilasciate.

L’agenzia estende il problema anche ai produttori spronandoli ad esporre i vari coloranti utilizzati, le diverse caratteristiche delle parti metalliche ed eventuali allergeni presenti in modo da poter condurre ricerche specifiche.

Mascherine Ffp2: le valutazioni

 

Le mascherine Ffp2 sono dispositivi di protezione più articolati rispetto a quelle chirurgiche e sono progettati per proteggere le vie respiratorie da contaminazioni esterne. Coprono completamente naso e bocca e sono realizzate con tessuti non tessuti.

Nel caso delle mascherine Ffp2, l’agenzia ha voluto approfondire il tema legato alla presenza del grafene, sostanza ritenuta tossica, che ha causato il ritiro di milioni di mascherine nel Canada lo scorso marzo. Il problema è rientrato poi subito dopo poche settimane, quando i produttori hanno fornito ulteriori elementi di valutazione.

Ma l’ANSES ha voluto approfondire la questione, anche perché questi dispositivi di protezione sono utilizzati per lo più da personale sanitario che le deve indossare per diverse ore consecutive.

Anche se ad oggi non ci sono dati allarmanti, la realtà è che non si dispongono elementi sufficienti per poter dare un giudizio a riguardo, quindi la tossicità del grafene a lungo termine è una cosa incerta, anche perché i produttori non sono obbligati a fornire informazioni legati alla tipologia e provenienza del materiale impiegato.

I consigli dell’ANSES

 

Al momento l’Agenzia prende posizione e sconsiglia vivamente l’utilizzo di mascherine contenenti grafene ricordando la responsabilità da parte dei produttori di fornire informazioni sui materiali utilizzati durante la lavorazione e produzione, soprattutto se tali dispositivi di protezione sono destinati a personale sanitario o a persone che le devono indossare per diverse ore consecutive.

Per concludere l’ANSES evidenzia il fatto che in Francia è vietato pubblicizzare il grafene come biocida (sostanza che uccide microorganismi) e questo dovrebbe essere fatto anche in Europa.

Ogni prodotto caratterizzato da questa tipologia di pubblicità dev’essere ritirato.