A scuola, in palestra, in ufficio la borraccia è diventata una costante compagna di viaggio per molte persone. Un accessorio talmente di tendenza da coinvolgere persino le star alla cerimonia degli Emmy Awards a Hollywood: prima dell’evento ne hanno ricevuta una da sfoggiare passeggiando, come una volta si faceva con il bicchiere di Starbucks. Greta Thunberg l’ha fatta diventare un’icona. Il sindaco di Milano, Beppe Sala, ne ha distribuite 100 mila agli studenti milanesi.

La borraccia può essere cool, colorata, disegnata da uno stilista, realizzata con i materiali più diversi ma c’è un aspetto comune: la necessità di tenerla adeguatamente pulita per evitare che si trasformi in un possibile veicolo di contaminazione.

Una pulizia non adeguata può portare alla crescita di microrganismi all’interno. Uno studio pubblicato sul Journal of Excercise Physiology Online, ha preso in considerazione 30 borracce di persone che si allenavano in palestra e ha scoperto che l’83% dei contenitori era contaminato da stafilococchi o Escherichia coli.

La forma della borraccia è uno dei primi parametri da tenere in considerazione quando si parla di igiene. Il profilo migliore è quello a goccia perché non sono presenti angoli in cui eventuali sostanze o residui possono sedimentare e i microorganismi ancorarsi.

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Meglio scegliere quelle con gli angoli più smussati

La forma a goccia è però un modello superato per motivi di praticità. Oggi le borracce in commercio hanno altre forme e sarebbe meglio scegliere quelle con gli angoli più smussati e con la superficie interna agevolmente raggiungibile con uno scovolino (in alcuni casi venduto insieme visto che la spugna fatica ad arrivare). Andrebbero evitati gli scovolini in metallo per il rischio di rovinare la superficie interna durante le fasi di sfregamento. Un altro aspetto importante è l’imboccatura, meglio scegliere quelle con un’apertura grande che agevola la pulizia. Lo scovolino andrebbe usato almeno una volta al mese, mentre ogni settimana andrebbe fatta la pulizia con acqua calda e detersivo (va bene quello per i piatti). Un altro sistema è riempire la borraccia a metà, con un quinto di aceto per una notte. L’aceto è anche un antibatterico in grado di eliminare odori presenti.

“Oltre all’aceto– spiega Antonello Paparella, professore di Microbiologia alimentare all’università di Teramo – si può usare abitualmente il bicarbonato mentre l’amuchina è un disinfettante troppo energico e va impiegata solo quando la borraccia è sporca all’interno di materiale organico o contiene residui di terreno“. Le borracce vendute come “lavabili in lavastoviglie” vanno messe insieme ai piatti a testa in giù nel cestello.

Molte borracce non hanno le istruzioni per la pulizia

 

 

Controllare l’igiene in un oggetto semplice come una borraccia, non è proprio banale. Per questo motivo, chi è disposto a spendere qualche euro in più può orientarsi sulle borracce autopulenti, arrivate a giugno a Londra. Si tratta di un contenitore in acciaio inossidabile, con all’interno una tecnologia a Led Uv – simile a quella utilizzata negli ospedali per sterilizzare gli oggetti – che attraverso una reazione fotochimica promette di purificare, oltre alle superfici interne anche l’acqua, eliminando i batteri.

Meno tecnologiche ma interessanti sono alcuni modelli che permettono di aprire il fondo della borraccia per facilitare la pulizia settimanale.

Diversi consumatori lamentano la mancanza di un’etichetta abbinata alla borraccia con le istruzioni per l’uso e per la pulizia. Visto che ormai questi oggetti vengo distribuiti a studenti delle medie, universitari e a migliaia di persone, forse sarebbe necessario allegare un foglietto o un adesivo con le norme di igiene e pulizia.

 

 

Fonte: IlFattoAlimentare