Raddoppiati in Lombardia gli esercizi senza pareti. Le province con le crescite maggiori sono Varese, Brescia Milano e la Brianza. Serve una legge.
Negozi senza pareti. Solo virtuali: online. Oppure solo in strada: bancarelle e street food. Sono le attività commerciali che crescono più di quelle tradizionali, in Italia e in Lombardia in particolare. Tanto che la Camera di Commercio di Monza ha elaborato nei giorni scorsi un’indagine e poche settimane fa la Confesercenti era intervenuta con un focus sul fenomeno. Dati che concordano: «Nel 2015 si conferma la stasi delle forme di attività più tradizionali e strutturate — spiega il Segretario Generale di Confesercenti Mauro Bussoni —. I settori più dinamici sono quelli che presentano meno spese di avvio e costi di gestione più leggeri, come ad esempio le attività di ristorazione mobili o l’e-commerce».
«È un fenomeno noto — chiarisce Renato Mattioni segretario generale della Camera di Commercio di Monza e Brianza — ma le ragioni sono complesse. Ed è per questo che le abbiamo analizzate: si tratta di un adattamento alla crisi, con uno spirito di auto-impresa tipicamente lombardo. Ne deriva una rivincita verso i grandi centri commerciali, con queste realtà. Quindi non solo commercio in altri luoghi, ma anche con altri canali: via internet o tra la gente direttamente. Con risultati interessanti». I dati dicono che oggi in Lombardia ci sono 2.630 attività di commercio al dettaglio online, ovvero il 60.8% in più rispetto al 2011. Un fenomeno che riguarda soprattutto le province di Milano, Brescia, Bergamo e Monza. Nelle attività di street food invece si tratta di numeri ancora piccoli (263 attività attive nel 2016), per cui la crescita in percentuale sembra altissima: negli ultimi cinque anni l’aumento è stato del 105%, quasi il doppio della media nazionale, che registra invece una variazione del + 66%.
Le province con le crescite maggiori sono Varese, Brescia Milano e la Brianza, con aumenti dal 150 al 127% rispetto al 2011. Dietro i numeri, ci sono i volti. Raffaella Zampini, di Busnago, ha aperto il sito internet bontàcelestiali.it per promuovere il suo negozio di prodotti che arrivano da monasteri e abbazie. Ora la vendita è solo online, con clienti da tutto il mondo. Aldo Camera, di Brescia, ha affiancato al ristorante «Fuori di mente» furgoni vintage che offrono piatti di cucina mediterranea. Ad Alzano Lombardo, nella Bergamasca, Antonio Terzi partecipa con la sua cartolibreria «Nani» a Libricity, una app che permette di trovare in quale libreria acquistare il libro cercato. È nato per hobby invece il sito wushustore.it del monzese Marco Alfinito. Con il suo e-commerce vende attrezzature per arti marziali, di cui è insegnante. Parla toscano lo street food «La Tusca» di Emanuela Borghesi e Aldo Levrini, di Arese. Sono i social che li aiutano a promuovere la loro attività con ricette tradizionali. «Con tanta fatica ce la stiamo facendo. Le leggi, però sono ancora inadeguate» sottolineano.
«Le criticità di questi settori non mancano — spiega Alessio Merigo direttore generale di Confesercenti Lombardia — per le-commerce penso alla logistica, alla sicurezza delle transazioni con i clienti, alle spedizioni, ma anche alla concorrenza forte e spietata dei colossi dell’on line». Anche per chi apre un’attività on the road il discorso non cambia: «il boom degli street food degli ultimi anni — conclude Merigo — fa i conti con una legislazione non ancora a nostro avviso adeguata con tanti vincoli e poche opportunità».
Fonte: Corriere della Sera