Con l’aumentare dell’afa estiva anche la richiesta di ghiaccio registra dei picchi. E come ogni anno, il problema rimane lo stesso: il ghiaccio che comunemente utilizziamo per scopo alimentare è davvero sicuro?
Secondo l’Istituto nazionale ghiaccio alimentare (Inga) la contaminazione del ghiaccio rappresenta una preoccupazione sanitaria a livello mondiale.
Secondo le indagini Inga, a Palermo, ad esempio, in tre bar/pub su cinque le analisi hanno scovato concentrazioni consistenti di Enterococchi, in uno su cinque i livelli di Pseudomonas erano alti e infine, in tutti i cubetti erano presenti coliformi.
Tutti i 15 campioni analizzati avevano contaminanti tipici delle tubature. La loro pericolosità è scarsa, assicura l’Istituto, ma è chiaro che bisogna adottare misure idonee per evitare che si accumulino particelle di polvere e residui di cibo.
Insomma, il rischio di contaminazione esiste soprattutto perché il ghiaccio non uccide i germi, ma li iberna, mantenendoli pronti a proliferare. Se viene conservato in maniera scorretta, diventa addirittura irrilevante che l’acqua di partenza fosse potabile e pulita.
Il ghiaccio è stato, infatti, indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come uno degli alimenti a più alto rischio di contaminazione biologica.
Detto ciò, è possibile produrre ‘Ghiaccio sicuro’: basta rispettare alcune norme igieniche e di sicurezza alimentare, come spiega un manuale redatto da Ice Cube, NFI – Nutrition Foundation of Italy e Ministero della Salute.

Ecco le 10 regole per conservare il ghiaccio alimentare ed evitare le contaminazioni:
- Pulizia del vano refrigerante ogni volta che si accumulano residui di cibo (nonostante sia surgelato) o ghiaccio sulle pareti, che incamera ogni eventuale residuo e può comunque sfarinarsi e cadere sulle vaschette portaghiaccio.
- Pulizia delle vaschette, con normali detersivi per i piatti, prima di ogni nuovo utilizzo.
- Refrigerazione rapida dell’acqua posta nelle vaschette a -18°C.
- Conservazione ad almeno 5-10 °C sotto lo zero, per evitare liquefazioni (terreno ideale per sviluppo microbico) e ricongelamenti.
- Isolamento delle vaschette da quanto contenuto nel freezer/congelatore: coprendole una per una con foglio di alluminio o utilizzando i sacchetti appositi, si possono poi impilare e porre tutte insieme in un contenitore della giusta misura.
- Conservazione del ghiaccio per non più di 4-6 settimane dalla preparazione.
- Utilizzo del ghiaccio conservato in ciascuna vaschetta in una volta sola (scartare quello non immediatamente utilizzato).
- Facilitare la fuoriuscita dei cubetti dalle vaschette ponendole brevemente a contatto con acqua calda.
- Utilizzare pinze o cucchiai puliti per trasferire il ghiaccio nei bicchieri, vassoi, piatti o nel tritaghiaccio.
- Attenzione alla pulizia dei macchinario eventualmente usato per tritare il ghiaccio.
Infine, nel caso di frigoriferi provvisti di preparatore automatico di ghiaccio, seguire attentamente le procedure di manutenzione e sanitizzazione dell’apparecchio, contenute nei libretti d’istruzione.
Fonte: Greenme