L’olio extravergine d’oliva è tra i patrimoni per eccellenza del nostro Made in Italy. Intenso e dalla profumazione inconfondibile, è un prodotto famoso in ogni dove. D’altronde, si tratta di un ingrediente dalle origini antichissime, basilare nella dieta mediterranea.
Ma a quanto pare c’è un pericolo che incombe sul nostro olio extra vergine d’oliva, noto anche come olio EVO italiano: quello di essere miscelato con oli UE ed extra UE, rischiando così di perdere le sue fondamentali caratteristiche che lo rendono un prodotto unico al mondo. Cerchiamo di scoprirne di più a riguardo.
Sommario:
Olio EVO italiano: le possibili frodi con miscele di oli UE ed extra UE
Olio EVO italiano: significato
Olio extravergine di oliva nel nostro Paese: i rischi di frode
Le possibili frodi che si nascondono dietro la dicitura “olio extra vergine di oliva”
Perché l’Italia è costretta a ricorrere a miscele di oli UE ed extra UE
Esportazione degli oli di oliva: il primato spagnolo
Veri oli extravergini o frodi a tutti gli effetti?
L’olio extravergine di oliva tra le merci più colpite dalle frodi alimentari
Consulenza in materia di sicurezza alimentare: rivolgiti a SQ Più
Olio EVO italiano: significato
Prima di addentrarci nel merito della questione, cerchiamo di capire di più sull’olio EVO italiano e sul suo significato. Il termine “olio EVO”, del resto, crea spesso una certa confusione tra i consumatori, alcuni dei quali tendono a confondere il prodotto con una nuova tipologia di olio dotato di sapore e di aroma diverso dal noto olio extra vergine.
Quando si parla di olio EVO italiano e del suo significato ci si riferisce in realtà proprio all’olio extra vergine interamente prodotto nel nostro Paese, evitando quindi la miscelazione con oli UE ed extra UE.
L’acronimo olio EVO è stato coniato dall’agronomo Stefano Epifani per esaltare la qualità del prodotto ed evitare nel contempo che il prezioso alimento venisse confuso con i semplici oli di oliva.
L’olio EVO è composto unicamente da lipidi. Questa peculiare caratteristica gli attribuisce un potere energetico molto elevato. I lipidi presenti all’interno del prodotto sono costituiti prevalentemente da acidi grassi monoinsaturi (72,95%) e da una percentuale più bassa di lipidi saturi (14,46%) e polinsaturi (7,52%).
La differenza esistente tra questi acidi grassi si trova nella struttura molecolare, andando così a impattare tanto sulla consistenza del prodotto quanto sui benefici garantiti dal suo consumo alla nostra salute.
Olio extravergine di oliva nel nostro Paese: i rischi di frode
Nel corso degli ultimi anni, i numeri relativi alle vendite dell’olio EVO italiano sono stati altalenanti. Sul finire del 2018 i dati riguardanti la produzione di olio di oliva nel nostro Paese non apparivano affatto promettenti. Al 31 dicembre di quell’annata, si calcolavano solo 166.476 tonnellate di olio d’oliva prodotte direttamente all’interno del territorio italiano.
Una vera e propria crisi da cui è scaturita nell’immediato una impennata delle importazioni di oli UE ed extra UE, da Paesi quali la Spagna, la Grecia, la Tunisia e il Marocco.
Per ovvi motivi, un simile contesto è andato a coinvolgere direttamente i consumatori che a partire da quel momento si sono trovati a fare i conti con casi in cui gli oli di oliva stranieri sono stati spacciati per italiani o con situazioni in cui dell’olio di bassa qualità è stato imbottigliato ed etichettato come olio extra vergine.
A parlare della frode alimentare, per l’occasione, è stata la Redazione di Report, storico programma di giornalismo investigativo in onda sulla RAI, in una puntata dal titolo emblematico di Pecunia olet. Ripercorriamone alcuni punti salienti per comprendere i potenziali rischi di frode che si nascondono dietro l’importazione di oli UE ed extra UE nel territorio italiano.
Le possibili frodi che si nascondono dietro la dicitura “olio extra vergine di oliva”
Come messo in luce nella puntata di Report, gli italiani sono tra i più grandi consumatori di olio extra vergine di oliva al mondo. L’olio EVO italiano viene inoltre riconosciuto come il migliore in assoluto.
Tuttavia, sulle nostre tavole non arriva sempre il vero olio EVO Made in Italy, nonostante ciò che crediamo in fase di acquisto del prodotto. Ciò si deve principalmente al fatto che il nostro Paese è in grado di produrre poche olive. Siamo quindi costretti a ricorrere all’acquisto di oli di oliva provenienti da altri Paesi UE ed extra UE.
Calato nella pratica, ciò significa che il 90% circa delle bottiglie di olio extravergine esposte sugli scaffali dei supermercati contiene miscele di oli UE ed extra UE. Capirlo non risulta difficile perché la Legge impone di indicare in etichetta se il prodotto giunge da un Paese comunitario, attraverso la dicitura “miscele di oli di oliva comunitari”.
Il tutto senza dover però specificare il nome del Paese e senza dover indicare la percentuale effettiva di olio di origine italiana.
Ciò non è indice del fatto che l’olio non sia buono ma un simile meccanismo favorisce il proliferare di frodi, penalizzando di fatto i produttori onesti. Il problema di più grande portata si pone tuttavia nel momento in cui si cerca di vendere come olio EVO italiano quello che in realtà non è olio extra vergine.
Perché l’Italia è costretta a ricorrere a miscele di oli UE ed extra UE
Dietro alla necessità da parte del nostro Paese di ricorrere a miscele di oli UE ed extra UE si cela una seria problematica di base: la mancanza di olive, spesso aggravata da problemi climatici e da carenze idriche. Per farsi un’idea del contesto che riguarda l’Italia, è sufficiente dare uno sguardo ai dati.
Come evidenziato dalla Redazione di Report a titolo di esempio, nella stagione 2016-2017 nel nostro Paese abbiamo prodotto 182 mila tonnellate di olio di oliva ma ne abbiamo consumate 560 mila tonnellate e ne abbiamo nel contempo esportate 190 mila. Facendo una rapida stima, all’appello mancano ben 500 mila tonnellate di olio di oliva.
Ne consegue per forza di cose che per far fronte al divario, per i produttori italiani diviene necessario approvvigionarsi all’estero, adottando oli UE ed extra UE.
Si stima che ogni anno almeno la metà dell’olio di oliva imbottigliato in Italia da marchi autoctoni sia in realtà costituito da oli di oliva di provenienza straniera. Non a caso, gli scaffali dei supermercati pullulano di bottiglie di olio con indicata in etichetta la dicitura “miscela di oli dell’Unione Europea”. Sebbene il marchio sia italiano, tale dicitura sta a significare che l’olio è imbottigliato in Italia ma la sua origine è prevalentemente straniera.
Esportazione degli oli di oliva: il primato spagnolo
Tra gli stranieri, la Spagna resta il più grande esportatore di oli di oliva al mondo. Per riuscire a dominare il mercato, il Paese iberico sta via via trasformando i propri oliveti in piantagioni intensive, assicurandosi un ragguardevole abbattimento dei costi di raccolta e di produzione. La destinazione privilegiata degli oli di oliva di origine spagnola è proprio l’Italia.
Come puntualizzato nell’inchiesta di Report, appena inizia la raccolta delle olive in Andalusia giungono degli intermediari italiani che hanno il mandato di acquistare la produzione di olio di intere aree locali. L’olio extra vergine d’oliva spagnolo viene di fatto comprato a prezzi ridotti per poi essere rivenduto con etichette italiane a cifre nettamente superiori.
Il semplice fatto che l’olio sia imbottigliato in Italia fa lievitare il prezzo di circa due volte. Si viene così a creare un meccanismo che fa gola in special modo alle multinazionali del settore. Sono numerose, tra l’altro, le etichette storiche italiane che sono ormai finite in mani straniere, tra cui quelle di società cinesi.
Veri oli extravergini o frodi a tutti gli effetti?
Ogni anno, l’Ispettorato antifrode del Ministero dell’Agricoltura analizza centinaia di cisterne di olio di oliva che sbarcano nei porti italiani. In occasione dei controlli, gli ispettori prelevano campioni di olio che vengono successivamente analizzati in laboratorio. In molti casi, l’attività ispettiva permette di identificare prodotti che vengono indicati in origine come olio extravergine d’oliva ma che in realtà non lo sono.
Ma le frodi vanno ben oltre. Ai produttori italiani viene anche venduto il cosiddetto olio lampante, un tipo di olio di oliva che tradizionalmente è della peggior qualità. L’olio lampante si ottiene spremendo olive marce e mal conservate. Non a caso, questo tipo di olio si contraddistingue per un elevato grado di acidità, un sapore e un odore molto sgradevoli che non lo rendono commestibile. Il suo nome viene infatti dal suo tradizionale uso come combustibile nelle lampade a olio.
Come testimoniato dai produttori andalusi, gli imbottigliatori italiani acquistano spesso olio lampante dalle aziende andaluse da cui si riforniscono o puntano nella migliore delle ipotesi ai semplici oli di oliva vergini. L’acquisto di oli extravergini avviene, invece, piuttosto di rado.
L’olio lampante viene successivamente ripulito attraverso un passaggio in raffineria che ne elimina i difetti. Il prodotto viene poi addizionato con veri oli extravergini e venduto come extravergine. Una vera e propria truffa che apre la strada a guadagni di notevole entità per chi l’ha organizzata.
Negli ultimi anni, è cresciuta in maniera esponenziale anche l’importazione di olio di oliva dalla Tunisia che, a oggi, risulta uno dei più grandi produttori al di fuori dell’UE. Qui lavorano intermediari che sono alla ricerca di clienti italiani a cui vendere gli oli di oliva locali. Svariati produttori italiani acquistano intere cisterne di olio tunisino sfuso e lo trasportano nel nostro Paese, vendendolo con la propria etichetta e con la falsa dicitura “olio italiano”, in modo da aumentarne il prezzo per i consumatori finali.
L’unico metodo per scoprire l’eventuale frode in atto restano a questo punto le verifiche e il controllo sensoriale a campione da parte degli ispettori antifrode del Ministero dell’Agricoltura. Gli oli considerati sospetti in fase di ispezione sono successivamente inviati presso il laboratorio dell’Ispettorato antifrode di Perugia, dove vengono sottoposti alla valutazione organolettica (panel test) ufficiale del Ministero.
Il test consente di identificare gli oli irregolari, definiti come tali perché non appartenenti alla categoria dei veri oli extravergini ma esclusivamente alla categoria degli oli di oliva vergini. Da un punto di vista commerciale, un simile risultato equivale a una frode a tutti gli effetti. Di seguito, si procede al ritiro dal mercato di tutti i prodotti non risultati conformi, oltre che al sequestro giudiziario degli stessi.
L’olio extravergine di oliva tra le merci più colpite dalle frodi alimentari
L’accurata inchiesta condotta dalla Redazione di Report ci mostra il traffico oscuro che si nasconde dietro il commercio degli oli di oliva. A confermarlo sono gli stessi dati. Si stima che il danno che la contraffazione dell’olio extravergine di oliva genera ogni anno ai produttori seri e alle industrie che puntano sulla qualità sia il più alto in assoluto tra i prodotti alimentari, con oltre l’11%, contro il 3,7% del settore vitivinicolo.
Come è facile intuire, le frodi che riguardano l’olio extra vergine hanno una motivazione di carattere strettamente economico, rivelandosi molto remunerative per chi le realizza. Ciò si deve anche al fatto che è relativamente facile modificare l’alimento.
A questo risvolto, si aggiunge una certa difficoltà nell’identificare le manipolazioni, dettaglio che rende il prodotto piuttosto vulnerabile rispetto alle possibili frodi di cui può divenire protagonista. A livello europeo, l’olio EVO italiano risulta tra i più colpiti da questa forma di truffa.
Il quadro fa emergere con evidenza l’importanza della tracciabilità dell’olio come di qualsiasi altro prodotto alimentare. La tracciabilità alimentare costituisce infatti un passaggio essenziale per garantire la sicurezza di ciò che arriva sulle tavole dei consumatori finali. Tra le principali finalità, c’è per l’appunto il contrasto alle contraffazioni di prodotti. Una politica di primaria rilevanza per la sicurezza alimentare a tutto tondo.
Consulenza in materia di sicurezza alimentare: rivolgiti a SQ Più
Come abbiamo potuto appurare, le frodi che possono riguardare un prodotto ambito e amato come l’olio EVO italiano sono letteralmente dietro l’angolo, a danno dei consumatori finali. D’altro canto, l’intero tema della sicurezza alimentare si rivela molto complesso. A tale proposito, rammentiamo che SQ Più (Sicurezza e Qualità) di Milano, nel suo ventaglio di servizi, si occupa di consulenza in materia di igiene degli alimenti.
Forniamo ad esempio assistenza per tutte le pratiche relative all’HACCP. Ci occupiamo inoltre di tutte le necessità formative relative all’igiene alimentare, organizzando corsi specifici che possono essere seguiti in aula ma anche online attraverso la nostra comoda piattaforma dedicata alla formazione professionale.
Per qualsiasi informazione a riguardo o per ricevere un preventivo senza impegno, è sufficiente chiamare il nostro numero verde (800 124 530) o contattarci compilando l’apposito form presente sul nostro sito.